Dal settimanale "Oggi" del 1 marzo 2016
Il settimanale "OGGI" ha pubblicato un bel articolo in merito all'operazione "PANDORA". Di seguito l'articolo.
di Giorgio Caldonazzo
"La verità è che i nostri figli ci sfuggono, sono un mistero. E alcuni di loro arrivano ad avere una doppia vita, con i genitori all'oscuro di tutto", si lascia andare un carabiniere di Brescia. Il suo comandante ha appena finito di annunciare alla stampa dodici arresti per prostituzione minorile, dodici adulti finiti ai domiciliari per aver comprato le prestazioni sessuali di cinque ragazzi di 15, al massimo 16 anni. La responsabilità (o irresponsabilità) criminale è tutta dei maggiorenni (resta comunque doveroso aspettare l'esito dei processi), ma l'orrore suscitato da uomini di 40 o 50 anni, alcuni padri di famiglia, pronti a diventare cacciatori senza scrupoli di giovanissime prede umane, si accompagna all'incredibile ricostruzione dei fatti che racconta di come siano stati i ragazzi ad avere l'idea: contattare i gay su Internet (attraverso il sito di incontri Badoo) per fissare incontri erotici, chiedere un pagamento anticipato e scappare prima di passare alle vie di fatto. Un progetto poi tramontato, perché il modo più sicuro per far soldi era semplicemente quello di... stare alle regole del mercato, quello squallido del sesso a pagamento. E qui sorge uno dei tanti dilemmi sconvolgenti di questa storia tristissima: quale vuoto (non solo economico) spinge un ragazzino a svendersi sessualmente per un hamburger o un biglietto di Gardaland, per un telefonino oppure per 20 o addirittura cinque euro (la tariffa minima per un "contatto" di pochi minuti)? È una vicenda torbida e purtroppo non incredibile, se pensiamo ai precedenti, al giro di baby squillo nella Roma bene dei Parioli o ai devastanti casi di pedofilia. «Qui tecnicamente non possiamo parlare di pedofilia», chiariscono in Procura a Brescia, «perché siamo al di sopra dei 14 anni». Però lo sconcerto resta identico, e se possibile acuito dall'identità dei fermati: un vigile urbano, l'allenatore di calcio di una squadra giovanile, un presentatore televisivo, perfino un prete. Più un sieropositivo che non si preoccupa nemmeno di attaccare l'Hiv ai suoi accompagnatori minorenni. In tutto fanno dodici persone, sei di Bergamo, una di Brescia, una di Monza, due di Milano, una di Pavia, una di Parma. Più un piccolo imprenditore bresciano già condannato con rito abbreviato a cinque anni e otto mesi, perché individuato e preso prima degli altri. Gente insospettabile, ben collocata nel tessuto sociale lombardo e del Nord Italia, che carica in macchina un ragazzino e se lo porta nel parcheggio di un centro commerciale a Seriate (Bergamo), o vicino al cimitero, o nella sua villa, come faceva Corrado Fumagalli, 48 anni, il volto delle Tv locali che da anni presenta trasmissioni soft-porno, forse il cliente che pagava meglio: 50 euro. Lui prima sfamava i minorenni all'Orio center, vicino all'aeroporto di Orio al Serio, e poi li ospitava (due alla volta) a casa, una grande villa con sauna, piscina e vasca idromassaggio, una sala con almeno sette computer, un mosaico alla parete della camera da letto a colori nerazzurri, quelli dell'Inter, la sua squadra del cuore. Non scherzava, quanto a tenore di vita, neppure il prete di Solza, nella bergamasca, don Diego Rota, 45 anni, che girava col macchinone a vetri oscurati anche all'una di notte e che una volta si vide strappare dall'auto un ragazzino con qualche disturbo mentale, che il fratello era venuto a salvare, dopo aver capito che si era messo in un brutto giro. A uno dei minori frequentati il sacerdote aveva regalato un telefonino per scambiarsi messaggini riservati, che poi raccomandava di cancellare. Regalato per modo di dire, perché il donatore pretendeva un risarcimento in natura. «Abbiamo appena cominciato, ce ne hai per quindici volte su venti pattuite», chiarisce il concetto al suo giovane accompagnatore. Preciso come un contabile, don Diego. Che ora da
vanti al gip, insieme alle prime ammissioni, fa sapere di provare «angoscia profonda» per le sue vittime e le loro famiglie. Poi c'era il vigile, Egidio Bosio, 53 anni, quello che doveva vigilare appunto, che avrebbe consumato sesso a pagamento con un minorenne nel retro del teatro Gavazzeni di Seriate. Ma chi sono questi minorenni? Tutti ragazzi che vanno a scuola (tranne uno), tutti italiani, tranne uno slavo, tutti di estrazione sociale comune, non particolarmente disagiata. Per iscriversi sul sito di incontri fingevano di essere maggiorenni. Poi, una volta incontrati gli adulti, non nascondevano più la minore età, "pur essendo consapevoli che ciò che facevano era vietato dalla legge", scrive il giudice Alessandra Sabatucci nell'ordinanza dell'arresto dei dodici adulti. Uno di loro si vantava di aver guadagnato fra i 600 e i 700 euro, ingolosendo gli altri. A tutto questo ha saputo mettere la parola fine una mamma coraggiosa, bresciana, la madre di uno dei cinque ragazzini coinvolti, che nell'estate del 2014 ha trovato per caso, sul telefonino del figlio quindicenne, un messaggino hard dai contenuti espliciti. Lei non ha avuto dubbi sul da farsi: è andata dai carabinieri, a Brescia, e ha denunciato tutto. Il ragazzino ha fatto i nomi dei compagni conosciuti a Seriate, poche settimane prima, durante una vacanza dal padre (i suoi genitori sono separati), ha fatto il nome dell'adulto che aveva incontrato una volta e ha dato il via all'intera inchiesta. I suoi amici lo avevano convinto a iscriversi su Badoo, nel profilo dove diceva di amare gli uomini, «per tirare in giro i gay». E da lì era nato l'incontro con un gay timido, imprenditore, uno che diceva di essere stato molestato da piccolo da un amico del padre. «Io posso dire solo una cosa», ci dice la mamma attraverso i suoi legali. «Ho trovato una risposta straordinaria da parte dei carabinieri di Brescia, che hanno preso a cuore la vicenda e l'hanno chiarita in tutti i suoi aspetti nel giro di pochi mesi. Io mi sono costituita parte civile e ho chiesto i danni: il giudice penale, che ha già condannato a cinque anni e otto mesi l'uomo che ha avuto un incontro con mio figlio, ci ha riconosciuto settemila euro a titolo provvisionale. Adesso andremo davanti al giudice civile per quantificare il danno nel suo complesso». Quanto? Tra 35 e 80 mila euro, forse. Ma il danno, lo sanno tutti, familiari, carabinieri, giudici e soprattutto i colpevoli, è incalcolabile.
Giorgio Caldonazzo